La Lega e il resto della destra sono massimalisti a Roma ma attendisti, per non dire immobilisti, a Verona, dove pure governano e avrebbero dunque la possibilità di sperimentare alcune delle misure radicali che propongono. Qualche esempio:

– A Roma, come richiesto incondizionatamente dall’ex Ministro Lorenzo Fontana, pretendono l’azzeramento, per ben quattro anni, di tutte le tasse a carico delle attività colpite dalla crisi sanitaria in corso. Nel frattempo, di qua, a Verona, l’assessore al Commercio Zavarise, che pure è il figlioccio e discepolo politico di Fontana, sull’argomento non batte un colpo da un mese.

– Di là, a Roma, chiedono la riunione “ad oltranza” del Parlamento Italiano mentre a Verona lavoro agile e procedure telematiche che permettono la riunione a distanza degli organi collegiali del Comune sono ancora all’alba dei tempi.

– Ciliegina sulla torta, a Roma Giorgia Meloni propone la devoluzione delle indennità dei parlamentari, e la pratica in prima persona conferendo un mese di stipendio da parlamentare alla città di Bergamo, con i sentiti ringraziamenti del Sindaco Gori. A Verona chi applaude a Meloni ha lasciato cadere nel vuoto la nostra proposta di rimpinguare il fondo comunale anticrisi con due mesi delle indennità dei consiglieri comunali.

Due pesi e due misure. Sparate che nella maggior parte dei casi lasciano il tempo che trovano ma che lanciano un’ombra tetra sulla possibilità di ripartenza: come funzioneranno i servizi essenziali, sanità in primis, se dovessero essere attuati tutti i provvedimenti richiesti da Fontana? Perché Fontana non chiede che sia Verona a dare il buon esempio? Questo tipo di propaganda ha già fatto abbastanza danni ai servizi pubblici essenziali come scuola, sanità e trasporti. Vogliono continuare su questo registro anche durante e dopo questa crisi?

Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani


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