Si aggiunga il fatto che l’ufficio europeo del Patto dei Sindaci ha invitato gli enti locali a tenere una duplice contabilità, ricalcolando l’inventario delle emissioni con e senza l’apporto del settore industriale (in quanto fuori dal controllo diretto delle amministrazioni locali).
I ricalcoli così effettuati mostrano risultati molto più confortanti, anche se ovviamente meno veritieri: escludendo l’apporto del settore industriale la riduzione di gas serra (CO2) sale infatti dal 3,3% al 16,9% nel 2016 e dal 5,6% al 14,8% nel 2017. Senza contare l’industria, dunque, saremmo molto più vicini all’obiettivo del 20% entro il 2020 (si ricorda che il parametro di riferimento è dato dalle emissioni rilevate nel 2006).
Verona presenta inoltre una grossa criticità nella raccolta dei dati: i database di Megareti (AGSM) sugli usi dell’energia non sono più aggiornati da tempo. Questo è una mancanza grave per un’azienda che ha la sostenibilità tra i suoi obiettivi.
Tutte queste misure sono ancor più necessarie in considerazione dell’adesione (avvenuta lo scorso luglio) del Comune di Verona al nuovo Paesc (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) che prevede obiettivi ancora più ambiziosi, tra cui la riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030.
La nostra proposta è che il Comune si doti di di un sistema volontario di contabilità/reporting ambientale come fanno già tante altre città come Bologna, Ferrara, Ravenna, Cremona, le quali compilano, analogamente e contestualmente ai bilanci finanziari, anche un bilancio ambientale preventivo e consuntivo. Ad oggi abbiamo soltanto una serie di monitoraggi parziali monotematici che non ci fanno comprendere l’insieme delle politiche ambientali.Il capogruppo Pd della Quinta Circoscrizione
Michele BresaolaPer il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani