Per ammissione della stessa Fondazione Cariverona, la parte culturale e museale del Piano Folin è ferma. Vanno avanti soltanto le partite immobiliari destinate a generare reddito. Ancora molto fumose sono anche le opere compensative che il Comune dovrebbe ricevere in cambio. Ci domandiamo dunque che cosa ne guadagnerà il Comune da questa operazione.
Non parliamo infatti della solita area degradata che il Sindaco o l’assessore amano prendere a pretesto per giustificare qualsiasi tipo di speculazione edilizia, ma di un grande isolato in zona pregiatissima del centro storico di Verona che è stato svuotato sulla base di una progettualità che oggi ci ritroviamo pesantemente modificata.
Il centro congressuale di via Garibaldi sarà riattivato in tandem con l’albergo di lusso e business senza alcuna analisi di impatto sulla viabilità di utenti e fornitori. Degli allestimenti di Castel San Pietro si comincerà a parlare, se va bene, nel 2026-2027 e solo per esporre i ritrovamenti archeologici del cantiere, non per il Museo della Città e il Museo di scienze naturali. Non si capisce se le 70 nuove residenze saranno soltanto appartamenti per massimizzare i profitti oppure se potranno essere finalizzare a ripopolare il centro storico.
Non ci spaventano nuovi negozi in centro storico ma constatiamo che dietro ad essi non c’è alcuna idea di scambio culturale come promesso dal Piano stesso. Come accaduto all’Isap a Parona o agli ex Tabacchi c’è soltanto un’amministrazione che confeziona deroghe per grandi gruppi senza chiedere in cambio nulla, o quasi, per i cittadini. E più grandi e potenti sono i proponenti e più grande e svantaggiosa sarà la deroga concessa.
Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Elisa La Paglia, Stefano Vallani, Federico Benini