L’alibi del Covid non regge per il filobus e non regge nemmeno per la casa di Giulietta. L’espidemia non c’entra nulla con lo stallo del progetto di riordino degli ingressi che la città attende, non da febbraio, ma da almeno il 2014, sei anni. Non è possibile, infatti, che solo ora si tenga conto delle richieste della Sovrintendenza. Solo adesso l’amministrazione si sveglia? Non ha mai pensato che tale parere sarebbe stato necessario e imprescindibile prima di qualunque scelta? Che cosa ha fatto in tutti questi anni per sollecitarlo?

Se è vero, come ha dichiarato qualche giorno fa l’assessore Briani, che non sarà possibile offrire al pubblico un doppio percorso di visita separato casa/cortile, appare evidente che l’impianto delle due proposte sia destinato a saltare.

Chiamiamo dunque le cose con il loro nome: a tenere bloccato il riordino non è l’emergenza Covid ma l’impreparazione e le scelte sbagliate di questa amministrazione. La stessa amministrazione che tiene ancora chiusi i cancelli di Castelvecchio e del Teatro Romano mentre i musei delle città limitrofe alla nostra sono già tutti aperti dall’inizio di giugno. La stessa che, visto che ora lo slogan è “turisti a casa nostra”, ha promesso la card forfettaria ai cittadini veronesi che ancora non si concretizza nonostante gli annunci del Sindaco.

La calca in via Cappello è anche il risultato della mancanza di volontà da parte dell’amministrazione di valorizzare le altre bellezze culturali cittadine che vanno dischiuse al mondo spezzando l’identificazione della città soltanto con l’Arena e con Giulietta.

Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani


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