I continui annunci dell’Assessore Segala sul percorso TAV Verona-Pescantina (IV lotto funzionale della TAV Verona-Brennero) sono un’inutile ripetizione di quanto già conosciamo… dal 2013.

Nove anni fa l’interramento della linea storica, quella dell’alta velocità nella zona di Via Fava, del Chievo, via del Fortino e La Sorte e, conseguentemente, la creazione di aree verdi e piste ciclabili sulle aree lasciate libere dai binari fu deciso con un Protocollo d’Intesa tra il Comune di Verona e Rete Ferroviaria Italiana.

Presentarlo come un successo attuale e personale con inutili e roboanti annunci non serve ad altro che alla propria campagna elettorale.

Nulla, però, è stato ancora detto sugli espropriandi. Pare che saranno interpellati solo da febbraio prossimo.

La verità, però, è che il Comune di Verona è dal 2018 che conosce bene quali sono gli immobili da espropriare, perché le schede tecniche del progetto preliminare presentato quell’anno contengono i terreni e gli immobili che saranno oggetto di espropri.

Impossibile non vederle, considerato che con la delibera di Giunta 2020/273 del 2 settembre 2020 di approvazione dell’atto integrativo del Protocollo stipulato tra Comune e Rete Ferroviaria Italiana nel maggio 2013, il Comune integrava proprio le ipotesi progettuali che RFI aveva presentato nel settembre 2018.

Una svista?

Il Protocollo del 2013, però, prevede anche che il Comune avrebbe dovuto individuare un terreno del patrimonio comunale con caratteristiche analoghe alle zone interessate dai lavori ove ricostruire le nuove abitazioni per le famiglie che saranno espropriate.

Come mai si accorge solo adesso degli espropriandi? In otto anni si sarebbe potuto fare tanto.

E’ necessario che il Comune si assuma la responsabilità di avviare subito un tavolo con le ferrovie per regolare con un accordo di programma i rapporti patrimoniali in gioco e volgerli a beneficio della comunità, in modo da non lasciare da soli i veronesi coinvolti dagli espropri.

Ancora più clamoroso l’intento di prendere spunto da Trento per nominare il garante dei cittadini.

Ma come, è sempre lo stesso Protocollo del 2013 che stabilisce la creazione di un Osservatorio/infopoint di informazione e di regolazione dei rapporti con i cittadini. Dove è stato fatto di norma ha portato con sé anche la nomina di un Garante.

Ma quale Trento, possibile che il Comune non conosca il Protocollo che ha firmato?

Una situazione incomprensibile che si spiega solo con la necessità di promuovere la propria immagine per la campagna elettorale.

Vincenzo D’Arienzo, Senatore Pd
Federico Benini, capogruppo comunale Pd Verona


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