Malgrado l’ostruzionismo dell’amministrazione comunale scaligera, che si rifiuta di consegnare la documentazione ai consiglieri comunali, siamo venuti in possesso delle manifestazioni di interesse che le maggiori multiutility del Nord Italia hanno inviato ai Sindaci Sboarina e Rucco e ai presidenti di Agsm e Aim Finocchiaro e Vivian.

 

Parliamo, oltre di A2A, della proposta di altri tre grandi gruppi energetici italiani come Alperia, Ascopiave (ora controllata per il 75% da Hera) e Dolomiti Energia. Fino ad oggi nessuno era a conoscenza della loro esistenza.

 

Già da una prima lettura della documentazione appare evidente che l’argomento della pretesa infungibilità che renderebbe ineguagliabile l’apporto di A2A è a dir poco nebuloso e mistificatorio.

Non c’è azienda, infatti, tra quelle che aspirano a diventare partner industriale di Verona e Vicenza, che non si mostri rispettosa del radicamento territoriale delle nostre multiutility  e sollecita rispetto all’esigenza di mantenere i livelli occupazionali attuali. Che poi erano le due precondizioni giustamente fissate dall’amministrazione comunale per avviare un confronto.

 

Andando un po’ più sul concreto, alcune proposte contengono soluzioni interessanti al problema della chiusura del ciclo di rifiuti specificamente pensate per Verona e in particolare per l’impianto (grande incompiuto) di Cà del Bue. C’è chi propone una sua riqualificazione complessiva in “cittadella green” e chi invece offre l’uso di un inceneritore che sarebbe più vicino rispetto a quello di Pavia formalmente offerto da A2A.

 

Perché dunque Agsm ha scelto A2A senza prima aprire una discussione sulle altre opzioni? Perché ha taciuto l’esistenza di proposte alternative? E’ stato fatto un confronto con il progetto di revaping annunciato per Cà del Bue?

 

Guardando alle date di presentazione, la manifestazione di interesse di A2A è anche l’ultima arrivata (novembre 2019) mentre le altre sono tutte precedenti (tra giugno e settembre 2019). Malgrado Agsm-Aim e A2A avessero avuto modo di lavorare insieme tra marzo e aprile 2019 in occasione della presentazione della proposta per Ascopiave, quella di A2A è anche la manifestazione di interesse più generica nei contenuti.

 

Perché dunque affidarsi agli ultimi arrivati in presenza di una proposta così generica? E come si fa a ritenere tale proposta infungibile quando, documenti alla mano, le altre aziende hanno avanzato proposte altrettanto e forse anche più interessanti per la risoluzione dei problemi strutturali di Verona?

 

La politica espansionistica di A2A è stata censurata dall’autorità anticorruzione Anac che nel caso dell’acquisizione di Lhg Cremona ha affermato la necessità di esperire la gara. Sboarina vuole fare diventare Verona la prossima vittima di questa politica?

Esperire la gara non è soltanto un vincolo di legge ma anche la via maestra per spuntare per la città le condizioni contrattuali migliori mettendo in concorrenza tutti gli aspiranti partner.

 

Se poi guardiamo alle dimensioni e all’efficienza aziendale, possiamo constatare che Alperia e Dolomiti messe insieme presentano un fatturato doppio rispetto a quello di Agsm-Aim. Alperia è anche al terzo posto in Italia per produzione di energia idroelettrica mentre, guardando agli indici di redittività, se A2A presenta un ROS del 3% (vale a dire che ogni mille euro di fatturato riesce a trasformarne in utili solo 30 euro), Alperia presenta un ROS del 10%. Con ciò si dimostra che che A2A è gravata da costi e zavorre che altri competitori non hanno.

 

Perché dunque Sboarina l’ha scelta senza confronto aperto, ignorando perfino la mozione della Lega che vincolava l’amministrazione ad “aggiornare” il Consiglio comunale ad ogni passaggio significativo nel campo delle alleanze industriali?

 

 

Gruppo Consiliare Partito Democratico

 

Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani

Categorie: Sviluppo economico

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