Da alfiere della veronesità soltanto a parole, il Sindaco Sboarina nei suoi 5 anni di mandato amministrativo ha svolto di fatto il ruolo di spettatore difronte al trasferimento di altri importanti pezzi di economia veronese verso altre città del Nord Italia. Oggi parliamo dell’opa di Generali nei confronti di una Cattolica ormai indebolita, ma abbiamo ancora aperta la questione del controllo dell’aeroporto dove i soci pubblici, disuniti e privi di una visione comune, non riescono a far valere la maggioranza nei confronti del socio privato, la veneziana Save. Se fosse stato per il Sindaco, anche Agsm, azienda in buona salute, avrebbe preso la strada di Milano attraverso una trattativa privata ed esclusiva che precludeva qualsiasi confronto di mercato. Come opposizioni glielo abbiamo impedito.

Negli ultimi 15 anni il centrodestra veronese ha completamente demolito il progetto di Polo finanziario, che andava ben al di là della mera partita immobiliare, allontanando tutti i principali attori finanziari della città, da Cattolica a Fondazione Cariverona, ora ripiegata su una controversa politica immobiliaristica. A dispetto degli annunci, né Sboarina né Tosi hanno saputo fare squadra e disegnare con queste e altre grandi realtà del mondo produttivo veronese un progetto condiviso di città, come dimostra anche la politica urbanistica senza capo né coda ereditata da Tosi con la Variante 23, confermata da Sboarina con la stessa Variante 23 rimodulata e in via di prosecuzione anche con la Variante 29. O come dimostra, nel suo piccolo, la vicenda della casa di Giulietta, irrisolta da ormai 10 anni.

Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani

Categorie: Sviluppo economico

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