Sempre al centro di tensioni e frizioni in periodo di nomine, le aziende partecipate veronesi non brillano per spirito di iniziativa o intraprendenza una volta che la maggioranza ha finito di regolare i conti al suo interno. Segno evidente che tra le forze che sostengono l’attuale amministrazione non c’è una visione della città ma una guerra di posizione che si risolve nel conquistare una posizione per poi difenderla contro tutto e contro tutti. Questo è un grave rischio che viene fatto correre al sistema Verona, città ricca e dinamica che tuttavia non può permettersi di vivere sugli allori né su presunte rendite di posizione.

In Agsm era stata annunciata una sorta di rivoluzione ma a nove mesi di distanza siamo ancora in attesa della nomina del nuovo direttore generale. Risulta esserci una selezione in corso, ma questa prolungata assenza rischia di non far rendere la nostra holding come potrebbe, a pochi mesi dalla totale apertura del mercato del suo settore di punta. Sul fronte delle alleanze per il rafforzamento di Agsm sul libero mercato, la conduzione di Agsm si sta caratterizzando per una strenua difesa dello status quo e una singolare incapacità o mancanza di volontà di mettersi in gioco, come insegna il continuo temporeggiare sull’ipotesi di fusione con Aim Vicenza.

Assordante è il silenzio dell’amministrazione e dei vertici del Consorzio Zai sul futuro della Marangona, un’area di sviluppo dedicata all’innovazione di cui discute da oltre vent’anni.

Nel marzo 2017 si è firmato un accordo di programma per riavviare lo sviluppo dell’area. La relativa variante al PI che prevedeva i 5 lotti non è però giunta in Consiglio ed è tuttora ferma. La questione era stata all’epoca letta in relazione al possibile insediamento di Ikea che tuttavia  necessita di variante al PAQE per consentire la destinazione commerciale nell’area. Ikea aveva dato disponibilità ad investire nella variante alla statale 12 (l’ipotetica variantina, inizialmente proposta dall’amministrazione era stata poi abbandonata) ma è la logistica il core-business del Consorzio Zai. L’immobilismo degli ultimi anni ha già portato troppo sviluppo disordinato come ad esempio in via Mezzacampagna, una stradina inadeguata attorno alla quale nel frattempo è sorto un improbabile polo logistico. Un eventuale insediamento commerciale alla Marangona dovrebbe essere subordinato prima di tutto alla realizzazione del terminal ferroviario a servizio della logistica. E in secondo luogo a verifica di sostenibilità viabilistica per poi non ritrovarsi con nuove criticità ingestibili come sulla rotonda di Esselunga. Questi sono gli spazi e le opere su cui l’amministrazione deve lavorare con i privati interessati a insediarsi a Verona e con la Regione affinché si completi in maniera congrua il disegno del PAQE sull’area.

Da quasi due anni anche il futuro di Amia è caratterizzato da totale incertezza. L’ultimo rinvio sulla procedura di project financing in corso è stato motivato da ragioni tecniche e contingenti, non da una decisione politica. Lavoratori, stackholder e gli altri enti pubblici della provincia scaligera stanno attendendo di sapere se l’amministrazione Sboarina vede per Amia un futuro in house  (con tutto ciò che comporta questa scelta a livello sinergia dei bacini dei rifiuti) oppure se intende mettere a gara il servizio di raccolta dei rifiuti.

 

I Consiglieri Comunali

del Pd                                                e di Verona Civica

Categorie: Sviluppo economico

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