Dopo due mesi è arrivata la risposta alla nostra interrogazione del maggio scorso sulla disposizione dei posti a sedere al teatro Romano. Avevamo chiesto come mai Verona non fa come tutti gli altri teatri del Paese che approfittano della deroghe alle distanze previste dalla normativa le quali permettono di far sedere vicini i parenti guadagnando così posti a sedere a tutto vantaggio degli artisti e delle compagnie.

Gli uffici comunali ammettono che “si era ipotizzato di riservare alcuni posti ravvicinati” ma avrebbero riscontrato che “ciò avrebbe tuttavia creato problemi di privacy in ordine alle dichiarazioni da rendere e alla stima dei numeri dei potenziali conviventi”.

Una giustificazione che appare assai debole essendo ogni posto in più prezioso in regime di forti restrizioni giustificate dalla pandemia in corso. In giro per il Paese, inoltre, il rispetto della privacy, che è sacrosanto, non sembra frenare la voglia di rilanciare la cultura e i teatri.

Si continua inoltre a sostenere che “le simulazioni effettuate davano come risultato una riduzione dei posti”, senza tuttavia illustrare nulla di tali studi.

Si tratta di un’altra ombra sulla ripartenza della città che vede ancora al palo servizi culturali e civili fondamentali come le anagrafi e le biblioteche.

Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani

Categorie: Cultura e turismo

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