L’amministrazione deve smetterla di giocare a nascondino con il Ministero delle Finanze, la legge Madia individua chiaramente i criteri attraverso i quali giudicare l’utilità o l’inutilità di una partecipazione pubblica. Ben 17 società sul totale di 88 partecipazioni possedute dal nostro Comune a vari livelli non hanno passato l’esame oggettivo, pertanto devono essere dismesse.
Significativo che le giustificazioni fornite dall’amministrazione per cercare di mantenere in vita molte di queste società “fuorilegge”, non convincano nemmeno parti della stessa maggioranza, come nel caso del vicepresidente Amia Alberto Padovani che ha espressamente richiesto la chiusura di Agsm Albania.
Alcune di quelle che Sboarina vorrebbe salvare, hanno sul libro paga soltanto nominati della politica e nessun dipendente; altre sono in perdita da molti anni; altre ancora operano in settori estranei alla finalità istituzionali del Comune. Quest’ultimo è il caso delle società albanesi che la giunta vorrebbe mantenere in virtù di un “Atto di intesa per l’amicizia e la collaborazione tra la città di Verona e la città di Tirana, sottoscritto in data 29 dicembre 2015”. Motivazione nobile, ma prima viene la legge italiana.
Il Ministero ha già risposto così: “si conferma che il mantenimento delle predette partecipazioni sia da ritenersi non propriamente in linea con il dettato normativo che richiede, come condizione preliminare, che le società partecipate svolgano attività di produzione di beni e servizi strettamente necessarie per il perseguimento delle finalità istituzionali dell’Amministrazione pubblica partecipante”
E’ poi assordante il silenzio del presidente Agsm Michele Croce: per mesi ha vantato tagli ai consigli di amministrazione di cui in realtà nessuno si è accorto, e proprio ora che c’è la possibilità di fare “pulizia” di una decina di società dell’arcipelago Agsm, ramificato in ben 28 partecipazioni, se ne sta zitto e buono.
Temiamo che nemmeno il Sindaco sia in grado di elencare tutte e 88 le partecipazioni del Comune di Verona. Anche da un punto di vista strettamente giuridico, la capacità di controllo che il Comune può esercitare si indebolisce moltissimo mano a mano che le ramificazioni si infittiscono (partecipazioni di secondo terzo e quarto livello…). Proporremo, pertanto, al Consiglio comunale di dare l’indirizzo per cui nelle partecipate di livello superiore al secondo si insedino gli stessi dirigenti delle società “madre” con funzioni di amministratore unico. Oggi nelle “controllate” spesso non c’è nessun controllo reale, ognuna si considera un’isola e agisce di conseguenza. Con la nostra proposta ci sarebbe invece più controllo e anche più risparmio della spesa pubblica.
Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani
Luigi Ugoli, Segretario cittadino Pd Verona