Irresponsabile lasciarli ai nonni, perché i piccoli si potrebbero nel frattempo positivizzare. Illegale sottoporre le baby sitter al rischio di contagio. Come fanno, allora, le famiglie veronesi a gestire le ripetute quarantene dei bambini, specie di quelli o quelle che frequentano un nido?

Il problema è stato ben rappresentato dallo stesso assessore Daniela Maellare qualche giorno fa con un dato molto significativo: “il due per cento dei positivi genera la chiusura di quasi il 50 per cento delle sezioni nella fascia 0-6 tra le scuole comunali, il 45 per cento agli asili nido e il 48 alle materne”. Questo dato si riflette nell’esperienza quotidiana di un continuo dentro e fuori dalle quarantene, impossibile da gestire senza un aiuto esterno.

Il telelavoro non è una soluzione praticabile perché i bimbi più piccoli richiedono una presenza vigile e costante. L’unica strategia legale percorribile, che sta effettivamente prendendo piede nelle famiglie con bimbi piccoli in cui entrambi i genitori lavorano, è quella di ritirare temporaneamente il bimbo o la bimba dal nido, assicurarsi la loro negativizzazione per poi affidarli alle cure di persone fidate almeno fino alla fine del picco pandemico.

Per conservare il posto al nido, le famiglie devono però corrispondere una percentuale della retta che l’attuale regolamento fissa in misura del 75%. Una quota troppo alta, considerato che durante la sospensione si deve comunque ricorrere ad un aiuto professionale che costa tanto quanto, se non di più, il nido stesso.

Questo emendamento al bilancio va dunque nella direzione di tendere una mano alle famiglie perse dentro il vicolo cieco delle quarantene, stanziando una somma congrua per abbassare, a determinate condizioni, la retta e far salvo il lavoro del genitore e il posto al nido del bambino.

Il Sindaco sperava in una soluzione a livello nazionale, che tuttavia non è arrivata: le modifiche delle regole della quarantena dei bimbi recentemente introdotte dal governo anche su indicazione delle Regioni hanno riguardato soltanto l’eliminazione del tampone di rientro.

Per precise ragioni didattiche (ma anche per ragioni di insufficienza di personale) il Settore Istruzione del Comune di Verona ha sempre respinto l’idea di ridurre la dimensione delle “bolle” che nelle realtà più piccole ricomprendono l’intero asilo. Dunque non restano che due strade: o uno dei due genitori rinuncia al proprio lavoro per seguire il figlio o la figlia in quarantena, ma questo è un delitto in un Paese dove il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d’Europa, oppure si cerca di dare una mano nell’unica soluzione praticabile, abbassando la retta dei bambini sospesi dal nido evitando così che le famiglie paghino due volte per un servizio di cui non possono fruire.

Federico Benini, consigliere comunale Pd capogruppo

Categorie: Bilancio

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