A causa di disposizioni lacunose e vaghe da parte del Direttore Generale e del capo del personale, i dipendenti del Comune di Verona risultano disorientati nell’affrontare questa fase di emergenza.
Malgrado le chiare disposizioni dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, ad oggi infatti risultano mancare istruzioni operative e i provvedimenti chiari sui lavoratori che possono accedere al cosiddetto “lavoro agile” da casa, su come devono essere trattate le ferie e su quali servizi debbono essere considerati essenziali.
Molti dipendenti che dovrebbe essere favoriti in questo senso, come chi ha problemi di salute certificati o familiari da assistere (Legge 104) o figli a carico sotto ai 14 anni, faticano ad ottenere il via libera allo smart working per il semplice fatto che gli uffici ancora non sono organizzati a fornirli, e risultano pertanto costretti a ferie forzate o a dichiarare malattia.
Eppure, a seguito del primo decreto Coronavirus, una circolare del Ministero della Funzione Pubblica dichiarava “definitivamente superato” il periodo di sperimentazione per il lavoro agile, e obbligava gli enti locali ad “adottare misure organizzative” per offrire questa possibilità ai dipendenti.
Di fatto però i vertici del personale del Comune di Verona si sono limitati a scaricare le decisioni sui dirigenti di settore generando così vistose disomogeneità di trattamento nonché un incredibile vuoto normativo.
Secondo i sindacati, in mancanza di migliori criteri, debbono essere considerati essenziali i servizi garantiti durante gli scioperi. Noi chiediamo che il Sindaco non continui sulla linea di ignorare, anche nell’emergenza, le legittime questioni poste dai lavoratori, e verifichi tutte queste situazioni.

Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani


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