I Sindaci Veneti di capoluogo intendono spuntare criteri di ripartizione più favorevoli sui fondi legati al nuovo Decreto Cura Città (3 miliardi ai Comuni, 500 milioni alle Provincie)? Ci provino, ma senza scimmiottare gli errori delle Regioni che, troppo prese a polemizzare e a distinguersi, si sono lasciate sfuggire di mano l’emergenza in troppi campi, a partire dalle case di riposo, e ora stanno facendo una confusione ingiustificabile sulla cosiddetta Fase 2.
Un grosso errore molti Comuni Veneti lo hanno già commesso sottovalutando i 400 milioni di euro degli aiuti alimentari, ai quali all’inizio tanti Sindaci hanno irriso, ma che poi si sono rivelati provvidenziali anche nel ricco Nord, da Verona e Treviso.
Sboarina ha poco da filosofeggiare anche sull’enorme avanzo di bilancio di cui dispone il Comune di Verona, in parte sbloccato grazie al Governo. Esso infatti non è necessariamente il prodotto di virtù amministrative ma, piuttosto, di una clamorosa sproporzione tra alti livelli di tassazione locale e bassa capacità di concretizzare investimenti nell’ambito di un territorio relativamente ricco.
Compito dei Comuni è di fare il possibile per contenere l’enorme impatto della crisi sui servizi pubblici, mantenere la coesione sociale e costruire le possibilità di una ripresa. E questo si realizza con il Governo e con la Regione, non contro gli enti sovraordinati.

Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani


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