E’ vero che i veronesi sono mediamente molto attenti al distanziamento e disciplinati nell’uso delle mascherine, ma altrettanto vero che non tutti sono così. La nostra città è stata, suo malgrado, protagonista di uno degli episodi più violenti della protesta contro le restrizioni, e in questa fase della pandemia e il Sindaco Sboarina non sta certo brillando per lucidità: due giorni dopo aver firmato una lettera che chiedeva al governo di riaprire bar e ristoranti alla sera, Sboarina invitava la popolazione a restare a casa, e oggi lo ritroviamo ad organizzare ulteriori restrizioni decise dal governo che vedono d’accordo anche il governatore Zaia.

Pertanto, se permette, non ci fidiamo molto delle sue impressioni. Per valutare l’opportunità di ulteriore chiusure in strade, piazze o vie, al di là dell’inconcludente elenco stilato nella prima ordinanza del Sindaco sul tema, non è sufficiente che Sboarina “si guardi attorno” o parli “con molta gente”. Suggeriamo la costituzione di un organismo o, più semplicemente, di una serie di audizioni periodiche in commissione Coronavirus, per il monitoraggio e l’eventuale implementazione delle restrizioni, magari coinvolgendo i vigili urbani che sono le vere antenne dell’amministrazione sul territorio in tema di sicurezza e ordine pubblico.

Ricordiamo che Verona e il Paese stanno sperimentando per un periodo limitato un mini-lockdown che mantiene aperte tutte le attività produttive e molte attività dei servizi, parrucchieri compresi, il cui grado di efficacia è ancora tutto da verificare. E’ dunque essenziale che siano rispettate con responsabilità le consegne e che il monitoraggio sia attento. Anche perché il pericolo è di finire in fascia arancione con ulteriori, più dolorose e dispendiose restrizioni.

Federico Benini, cons com capogruppo PD


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