Mentre nelle case di riposo le persone muoiono di Covid e gli ospedali veronesi sono allo stremo, il presidente della regione non sa far di meglio che scaricare la responsabilità sul governo, per le misure restrittive, e i cittadini per gli assembramenti. Lui, che ha cacciato Crisanti perché non abbastanza fedele al suo verbo e ha battuto i piedi come un bambino capriccioso per far restare il Veneto Zona Gialla e per utilizzare i tamponi rapidi, ovviamente non vuol sentir parlare di prendersi in carico i problemi dei cittadini, della sanità e della salute pubblica.

Dal governo ha avuto ampie coperture politiche, legislative e finanziarie per contrastare la seconda ondata di coronavirus. Purtroppo in Veneto il numero di contagi è ampiamente sopra la media nazionale, così come quello dei decessi. Abbiamo il 20 per cento di casi in più rispetto ad una settimana fa in media mobile. In tutte le altre regioni, invece, i casi sono di meno e continuano a scendere. La zona gialla, abbinata alle misure di prevenzione che vengono adottate oggi in Veneto, non funziona. Questo è dovuto sia all’utilizzo dei test rapidi – che hanno sensibilità bassissima – sia all’incapacità capire come funziona il contagio e come si interrompono le catene di trasmissione sul territorio.

Intanto dall’ospedale veronese di Borgo Trento arriva la denuncia di un dipendente: «si muore nei corridoi». In provincia di Verona le strutture sono stipate all’inverosimile. A Legnago ci sono 49 pazienti attualmente in Pronto soccorso di cui 20 con patologia Covid in cura mentre attendono di trovare il posto letto, rispettivamente 32 e 16 nella stessa situazione a San Bonifacio, mentre a Villafranca, dove ci sono 18 pazienti in terapia intensiva e altri 100 ricoverati, sono 19 gli affetti da Coronavirus che aspettano in Pronto soccorso. Mancano spazi e soprattutto personale, tanto che si parla di una riduzione del 30 per cento dei servizi sanitari. A fronte di un quadro così grave la Regione dovrebbe assumersi le proprie responsabilità anziché limitarsi a criticare i cittadini per gli assembramenti o il Governo sulle restrizioni, troppo forti o troppo blande a seconda del giorno. In questa seconda ondata della pandemia il piano regionale sta fallendo. Di fronte a questa situazione, già denunciata la settimana precedente dai sindacati dei medici, degli infermieri e degli operatori ospedalieri, disperati e lasciati soli davanti al procedere inarrestabile del numero di positivi e di morti, addossare la colpa al governo è un atto di codardia. È chiamarsi fuori dalle proprie responsabilità istituzionali e abbandonare il personale sanitario e i cittadini al loro destino.

La crisi era stata prevista dal professor Crisanti, rimasto inascoltato e ostracizzato dalla Regione per aver criticato la scelta di basare la prevenzione sui tamponi cosiddetti ‘rapidi’. Ammesso che i dati forniti dalla Regione Veneto al ministero della Sanità siano corretti è chiaro che il sistema sanitario regionale non sta funzionando. Trincerarsi dietro i numeri della disponibilità di posti nelle terapie intensive, mentre i cittadini cadono è doppiamente colpevole.

I parlamentari veronesi on. Diego Zardini, on. Alessia Rotta, sen. Vincenzo D’Arienzo, on. Gianni Dal Moro

I segretari, provinciale e cittadino, Pd Verona Maurizio Facincani e Luigi Ugoli

La consigliera regionale Pd Verona Anna Maria Bigon

Per il gruppo consiliare provinciale “Insieme per Verona” Alessio Albertini e Paolo Martari

Il gruppo consiliare comunale Pd Verona Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani


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