Siamo d’accordo: per cittadini e imprese che attendono da ormai tre-quattro anni l’approvazione della Variante 23 è una beffa che sia stata rinviata a settembre. Aggiungiamo però che l’amministrazione ha raccolto ciò che ha seminato: dei 1.535 emendamenti presentati ben 327 provengono dall’area della maggioranza, segno che è mancata non soltanto l dialogo con i quartieri e con l’opposizione (le Circoscrizioni non sono nemmeno state consultate), ma pure la condivisione all’interno della maggioranza.

Emblematico il caso dell’ultima seduta di commissione in cui il testo della Variante è stato licenziato a maggioranza troncando con un pretesto la discussione in corso senza che fosse esaurito l’ordine del giorno della commissione.

Cittadini e imprese – a cui erano stati ventilati tempi più brevi – meritano sì, risposte celeri, ma non è detto che debbano essere sempre scontate e sempre affermative.

Alcuni degli interventi inseriti vanno contro l’interesse pubblico, ad esempio laddove intasano di funzioni ridondanti i principali assi di penetrazione della città, seminando alberghi sulla Statale 11-Bresciana; grandi e medie aree commerciali su viale Venezia – via Unità D’Italia o su via Preare – strada della Valpolicella; nuovo commerciale e residenziale in zona corso Milano.

Più in generale, manca una visione a lungo termine di città. Se l’amministrazione voleva marcare una discontinuità con la passata amministrazione ha fallito miseramente perché siamo di fronte al solito calderone di iniziative edilizie che non tiene conto dei bisogni dei quartieri e che pertanto apre le porte ad un modello di città diffusa dove i quartieri sono periferie mal servite e mal collegate.

Il vantato taglio delle aree commerciali è stato grosso modo compensato dall’aumento di residenziale, direzione e alberghiero o ricettivo che vanno ad appesantire le zone già più sofferenti della città, ad esempio la Terza, la Quarta e la Quinta Circoscrizione.

Le cosiddette opere compensative approvate si consumano sempre nell’intorno della scheda norma: 50 metri di marciapiede, 100 di ciclabile, una rotonda… tutti interventi che non aggiungono nulla, in termini di vivibilità, funzioni o risposte ai bisogni, ai quartieri in cui ricadono. 

Non siamo a gridare all’assalto al territorio, siamo a denunciare la pochezza e la pigrizia di una amministrazione che dopo tante promesse di rigenerazione urbana tratta l’urbanistica della città con i metodi spicci di una agenzia immobiliare e non con l’attenzione e la cura che si richiede ad un amministratore pubblico.

Noi vogliamo una città compatta, policentrica e verde, con quartieri ben serviti e collegati, fruibili a piedi o in bicicletta. Le opere di compensazione devono contribuire alla realizzazione di questo disegno. E’ chiedere troppo? Che idea di città ha questa amministrazione?

Categorie: Urbanistica

Lascia un commento