Che Verona fosse una città economicamente dinamica e piena di iniziativa privata lo sapevamo già. Non serviva che il Sindaco e l’assessore all’Urbanistica prendessero in prestito un autobus per scarrozzare i consiglieri comunali a conoscere le manifestazioni di interesse fatte dai privati su aree private.
Quello che continua a mancare anche in questa Variante 29 è il ruolo del pubblico chiamato a trasformare la somma delle iniziative dei privati in una idea e una visione di città, per uno sviluppo il più armonico possibile che non distingua tra quartieri di serie A e quartieri di serie B e che non lasci indietro nessuno.
Preoccuparsi del verde, della mobilità e della vivibilità dei quartieri non è un compito dei privati ma degli amministratori pubblici. Ma mentre Segala annuncia che i primi interventi della Variante 29 potrebbero vedere la luce già dall’inizio dell’anno prossimo, il Piano della Mobilità sostenibile entrerà a regime non prima del 2030, mentre del famigerato Central Park si comincerà a parlare, forse, soltanto nel 2024. La questione Parchi è completamente uscita dai radar mentre gli annunci di riqualificazione dei quartieri sono rimasti lettera morta.
Da una amministrazione seria ci aspetteremmo prima di tutto una seria valutazione dei bisogni della città, quindi un aggiornamento del Pat che ha molto più dei dieci anni scritti sulla carta. Invece Segala e Sborina si confermano in continuità con il metodo e la pianificazione delle precedenti amministrazioni.
Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani