Con la scusa delle misure di “distanziamento all’interno dei luoghi di accoglienza notturna” la giunta comunale, su proposta del vicesindaco, il leghista Luca Zanotto, ha rivisto i criteri di accoglienza nei dormitori pubblici che vengono potenziati in occasione dell’emergenza freddo. Si prevede di consentire l’accesso primariamente ai… residenti nel Comune di Verona. Il loro reddito deve inoltre essere inferiore al “minimo vitale”. In rispetto alle norme sull’immigrazione, vengono ammessi anche i non residenti, i cancellati all’anagrafe e gli irregolari, a patto però che siano “identificabili”.
La delibera, licenziata lo scorso 17 novembre, e mandata in Prefettura e agli altri organi competenti per il parere, sembra voler scremare gli utenti sulla base dell’identificabilità, ma in molti punti sembra fare a pugni con la logica. Tra le “situazioni non accoglibili” troviamo infatti persone non identificabili, cioè prive del documento identificativo originale, ma anche i non residenti nel Comune di Verona. E siccome stiamo parlando proprio di senza fissa dimora il criterio appare assai controverso. Esplicitamente oenalizzati, poi, i richiedenti asilo, che risultano non accoglibili anche se in possesso di permesso di soggiorno scaduto o non più valido. Esclusi anche i cittadini comunitari “non residenti e non stanziali sul territorio veronese”.
Sono criteri che sembrano bisticciare tra loro, un passaggio in commissione consiliare avrebbe aiutato a chiarire molti punti, non da ultimo quello sui “criteri di precedenza” dove troviamo una “documentata vulnerabilità sanitaria incompatibile con la vita di strada”, come se ci fossero circostanze in cui dormire al grelo può essere ritenuto compatibile o salutare. Questo a nostro avviso nega la mission del Comune che non dovrebbe essere quella di scremare le domande ma dare una risposta a chiunque voglia allontanarsi dalla strada, anche per una sola notte, per non rischiare di finire congelato.
Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Stefano Vallani