Le schermaglie interne alla maggioranza del centrodestra veronese sui presunti meriti della fusione tra Agsm e Aim sono a dir poco stucchevoli e comunque irrispettose dell’intelligenza e della memoria dei cittadini, che non è così corta come Sboarina vorrebbe far credere.
Basterebbe infatti ricordare che il traguardo della fusione con Aim, che è tutto fuorché “future proof”, è costato ai cittadini ben 3 presidenti o oltre 1 milione di euro di consulenze. Consulenze tutte concordi nell’indicare nell’alleanza con un grande partner industriale forte, come potrebbe essere A2A o Hera o altra azienda primaria leader di mercato, la soluzione migliore per Agsm nel medio-lungo periodo. Aim è sempre stata indicata come una soluzione di breve e medio periodo, che non chiude il tema delle alleanze se Agsm vuole restare sul mercato da protagonista.
Il banco del centrodestra è saltato sulle modalità di individuazione del partner industriale che il Sindaco voleva a tutti i costi che fosse A2A e su cui la Lega ha tentennato a lungo. Solo il Pd e poche altre opposizioni hanno posto fin dall’inizio il tema della gara pubblica che avrebbe risolto all’origine ogni problema di trasparenza e di efficacia. Alla fusione con AIim il centrodestra ci è arrivato come soluzione di ripiego dopo aver bruciato l’ennesimo presidente (Finocchiaro, espressione di Confindustria) e c’è da scommetterci che tutti i limiti di questa soluzione salteranno fuori appena dopo le elezioni comunali del 2022.

Federico Benini, consigliere comunale Pd capogruppo

Categorie: Inchieste

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