Com’è possibile che un centro sportivo pubblico composto da una piastra polivalente, 5 campi da calcio a cinque in erba sintetica, impianto di illuminazione, tribune, palazzina servizi con spogliatoi, bar e magazzino venga dato in affidamento gratuitamente per 4 anni a dei privati (gli stessi che fino a due anni prima lo gestivano corrispondendo al Comune più di 100 mila euro all’anno) senza nemmeno l’onere delle manutenzioni e con il solo onore delle utenze?
Sembra inconcepibile eppure è quanto deciso dal Comune di Verona con determina 2497 del 3 luglio 2020 che assegna per due anni, rinnovabili per altri due, il Centro De Stefani in via Gran Sasso a San Michele alla società SSD Coordinamento Servizi per lo Sport.
Una scelta quanto meno anomala tenendo conto che non si tratta del solito centro sportivo di quartiere con cronici problemi di gestione, messo in ginocchio dal Covid, ma di una attività professionale avviata da anni (la società viene da una gestione di 9 anni terminata nel 2018), collegata all’attiguo Centro natatorio Monte Bianco (gestito da altra società, Pool Project srl, che tuttavia fa capo alla stessa persona fisica della SSD) e che inoltre può contare anche sulla redditizia attività dei centri e campus estivi per bambini e ragazzi.
Ma le stranezze non finiscono qui: la determina giustifica tale decisione in considerazione dell’ “infruttuosità degli esperimenti di gara finora tentati”. In realtà una prima gara per la riassegnazione dell’impianto dopo una gestione di nove anni da parte di CSS SSD Srl era stata bandita l’11 gennaio 2019 con una base d’asta di euro 86.400 oltre Iva annui ma era stata subito ritirata senza alcuna spiegazione. Ad andare deserto è stato soltanto il secondo bando, del giugno 2019, ed è facile intuire anche il perché: la durata dell’affidamento era stata ridotta da cinque a due anni, rendendo l’offerta evidentemente poco appetibile.
Nel frattempo il Comune ha concesso a CSS SSD Srl due proroghe di 6 mesi, la seconda della quali, verso il settembre 2019, è stata disdetta dalla società senza motivata ragione apparente e, altro fatto strano, senza ricevere alcun addebito di penale da parte del Comune di Verona il quale si è anzi fatto carico della gestione diretta del centro per qualche tempo pagando tutto il personale che la precedente gestione aveva assunto da agenzia interinale. Incredibile. E come se non bastasse è pure emerso che (siamo sempre in periodo pre Covid) durante il periodo di proroga risultano mancare versamenti del canone per svariate decine di migliaia di euro.
Da una prima valutazione è facile calcolare mancati introiti a danno del Comune di Verona per almeno 600 mila euro. Come intende giustificarli l’amministrazione?
Stranezze non mancano nemmeno nella gestione del Centro Natatorio Monte Bianco, che subaffitta una pizzeria che per regolamento dovrebbe rispettare gli stessi orari di apertura della piscina, che alla sera chiude alla 20. In realtà i vigili urbani nel luglio 2020 hanno contestato ai gestori della pizzeria un orario di apertura ben più ampio, fino alle 24. Ebbene, di fronte a questa evidente irregolarità non solo gli uffici comunali, in pieno periodo di restrizioni Covid, hanno accettato la richiesta del centro natatorio di posticipare la chiusura alle 24, ma hanno sostenuto la domanda della pizzeria di slegare gli orari di quest’ultima da quello della piscina.
Si tratta di comportamenti a nostro avviso gravi che non possono passare inosservati e pertanto li abbiamo segnalati a tutte le autorità competenti per le opportune verifiche. Sono necessarie delle spiegazioni, non delle giustificazioni generiche: il Covid c’entra relativamente poco, ed in ogni caso non è dato sapere di nessun altro centro sportivo comunale che sia stato regolato in affidamento a costo zero e con spese a carico del Comune. Come ciliegina sulla torta Monte Bianco ha pure ricevuto un indennizzo Covid di 18 mila euro grazie ad un bando-lampo pubblicato dal Comune.
Federico Benini, consigliere comunale Pd capogruppo