Il fumetto su Sergio Ramelli che il Comune di Verona vuole mettere nelle mani degli studenti superiori è prodotto con l’intento dichiarato non di educare alla pace e al confronto democratico le nuove generazioni, non di condannare l’uso della violenza in politica, ma di riscattare e celebrare i morti “di parte” delle violenze degli anni di Piombo.
Si tratta di un messaggio aberrante e pericoloso, non degno di un Comune della Repubblica Italiana, perché finisce per legittimare il clima di quella stagione buia nella quale trovò terreno fertile il terrorismo, una stagione che dovrebbe essere prima di tutto spiegata agli studenti. E questo non è certo compito di Bacciga e Bertacco farlo.
Scopo inconfessabile di questa iniziativa è evidentemente un altro: undici anni fa nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio, cominciava l’agonia di Nicola Tommasoli, un ragazzo qualunque, non un militante politico, aggredito per futili motivi da un gruppo di estremisti di destra che si sentivano in diritto di spadroneggiare in città.
E’ questa la data che oggi conta a Verona ed è con questa violenza, quella dell’estrema destra, qui ed oggi che devono fare i conti Federico Sboarina, Stefano Bertacco, Andrea Bacciga, Ciro Maschio, Marco Padovani, Leonardi Ferrari, Daniela Drudi, Alberto Zelger, Roberto Bussinello.
Come rappresentanti delle istituzioni dovrebbero vergognarsi di prendere parte a simili operazioni volte a distogliere l’attenzione dai problemi della città, mistificare e decontestualizzare la storia del Paese e fomentare comportamenti antidemocratici. Vale per il fumetto su Ramelli e vale anche per il fumetto su Norma Cossetto che rappresenta un clima idilliaco nell’Italia fascista del tempo.