Di fronte a raffiche di vento di più di 100 km orari come quelle della tempesta di domenica pomeriggio l’unica cosa da fare è mettersi al riparo e sperare che i danni siano limitati. In questo senso il nostro ringraziamento va a tutti i professionisti e i volontari, a partire da quelli della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco, impegnati fin dal tardo pomeriggio di ieri nel ristabilire la viabilità, rimuovere gli alberi caduti e aspirare l’acqua da abitazioni, negozi, cantine e sottopassi.

Dopo di che, bisogna aggiungere e ribadire che per tutto il resto c’è rimedio, anzi, c’è prevenzione. Bisogna uscire assolutamente dalla logica dell’improvvisazione e dell’emergenza che guarda in faccia al problema solo all’indomani della calamità naturale per poi dimenticarsene due giorni dopo.

All’attuale stato di “emergenza permanente” (sesto evento violento o estremo a partire da giugno) va contrapposto uno “stato di prevenzione permanente” basato sulla cultura della manutenzione ordinaria e della prevenzione del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico, sia in città che nelle aree extraurbane (campagna, collina, montagna), ognuna con le sue specificità.

1) Sono urgentissimi Interventi ingegneristici a fognature e reti di scolo per adeguarle al nuovo regime climatico, estremizzato dai cambiamenti climatici in atto. Non si possono attendere piani decennali: si individuino delle priorità nei quartieri più esposti e fragili, ormai arcinoti, e si avviino immediatamente i cantieri.

2) Servono politiche efficaci di lotta al consumo di suolo perché la cementificazione non solo non assorbe acqua, ma la fa scorrere velocemente e la incanala. Sotto questo punto di vista la Variante 23 peggiora la situazione e la Variante 29, che era stata annunciata come variante verde, non la affronta.

3) Bisogna coordinare e stimolare le sinergie e la leale collaborazione tra la miriade di enti che si occupano della risorse idriche: Genio Civile, bacini imbriferi montani, autorità di bacino distrettuali, consorzi di bonifica, aziende municipalizzate. Certi progni invasi dalla vegetazione sono bombe ad orologeria in vista dell’autunno. Se la Regione Veneto c’è, deve battere un colpo.

4) Va incrementata la resistenza e la resilienza (capacità di reagire) del territorio con programmi mirati comprensivi di campagne di comunicazione alla popolazione. Molte città se ne stanno occupando grazie a progetti europei come LIFE Adapt, di cui fa parte Padova; Blue Ap a Bologna, Strategia di Adattamento di Reggio Emilia.

Progetti di resilienza per Verona potrebbero essere compresi nel PAESC, Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima, che vede l’amministrazione impegnata. Peccato che nella prima fase partecipativa del questionario del maggio 2020 non ci fosse quasi nulla sul rischio idraulico. Per fare un esempio concreto di opera utile, si pensi alle aree verdi adatte a smaltire eventi di piena in caso di necessità.

Non è la natura cattiva a far danni, ma una certa politica poco lungimirante. Come gruppo consiliare abbiamo chiesto la convocazione urgente di una commissione consiliare per valutare i danni e discutere il da farsi.

Il consigliere di Circoscrizione Michele Bresaola e i consiglieri comunali Pd Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani

Categorie: Inchieste

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