Il controverso Museo Reggimentale Giovani Fascisti di Ponti sul Mincio, nel mantovano, bandisce da anni un altrettanto controverso concorso sull’ “amor di patria” ispirato alla memoria di Fulvio Balisti, gerarca fascista reduce della Campagna d’Africa nonché repubblichino della Rsi, rivolto, tra gli altri, anche alle scuole del territorio, elementari e medie. Dalle informazioni che appaiono su un volantino che pubblicizza l’edizione 2022 del concorso, risulta che l’iniziativa abbia ottenuto il patrocinio anche del Comune di Verona, al quale chiediamo di fare chiarezza e di prendere le distanze da simili iniziative.

Il sedicente Museo sorge sui terreni e le proprietà lasciate in eredità da Balisti nel 1959 ai reduci “affinché potessero rinnovare e tramandare alle generazioni future il ricordo dei loro camerati caduti”. Il luogo, noto anche come Piccola Caprera, frequentato e gestito da reduci e nostalgici del regime, risulta aver ricevuto nel 1999 lo status di museo storico su iniziativa di Marzio Tremaglia, figlio di Mirko, esponente del Msi e della destra sociale, allora assessore alla Cultura della Regione Lombardia. Nel 2018 si verificò un mezzo terremoto quando alcuni genitori dell’istituto Luisa Levi di Mantova scoprirono che i temi dei loro figli andavano nelle mani di una associazione simile che sulla propria home page espone orgogliosamente il simbolo del Battaglione Volontari Giovani Fascisti.

Molte scuole possono essere tratte in inganno dal fatto che il concorso risulta far capo al “Sacrario militare Piccola Caprera” un nome neutro dietro il quale si nasconde però questo tipo di realtà di estrema destra. Fuorviante anche il patrocinio che alcuni comuni del territorio gli hanno sciaguratamente accordato.

Chiediamo allora che venga chiarito se e quante volte il Comune di Verona abbia dato il patrocinio a questa manifestazione (che peraltro si svolge fuori regione) e chiediamo, nel caso, il suo immediato ritiro. Queste persone, che non fanno alcuna distinzione tra il tricolore della Repubblica italiana e il tricolore repubblichino con l’aquila romana, simbolo della Rsi, non hanno alcun titolo di insinuarsi nelle scuole. Lo diciamo chiaramente: giù le mani dalle scuole.

Il Sindaco spieghi che ci deve essere umana pietà per tutti i caduti di tutte le guerre ma che non si può mettere sullo stesso piano chi ha combattuto per liberare l’Italia dalla dittatura nazi-fascista e chi invece ha combattuto per promuovere e difendere quella dittatura. Il Sindaco condanni qualsiasi richiamo al regime fascista, specialmente di fronte a questi tentativi subdoli di insinuarsi nelle menti di ragazzini delle elementari, e ribadisca che il Comune di Verona ispira la sua azione ai valori dell’antifascismo della Repubblica Italiana, di cui è medaglia d’oro della Resistenza, e non ai valori repubblichini della Rsi.

Si dirà che non risulta che Balisti si sia mai macchiato di crimini di guerra. E che lo storico Renzo De Felice lo ricordava come un “ufficiale e gentiluomo”. Non di meno Balisti fu un fascista irriducibile, tanto da arrivare ad un passo dal succedere a Pavolini alla segreteria del partito fascista repubblichino. Una storia che va sì, studiata, ma sulla quale il giudizio di condanna delle forze democratiche deve essere fermo e unanime.

Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani

Categorie: Inchieste

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