Sapevamo del fastidio delle destre verso l’Unione Europea, ma non pensavamo che arrivassero all’abiura ed alla cancellazione da qualsiasi partecipazione attiva.
Il Comune ha deciso il recesso dall’AICCRE – Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa – ovvero l’associazione senza scopo di lucro che raccoglie in modo unitario tutti i livelli degli enti territoriali e garantisce ai soci di poter partecipare alle politiche europee.
Dopo appena due anni, Verona aveva aderito nell’ottobre 2019, la fuga all’indietro.
E’ davvero inspiegabile per una città europea lasciare un luogo di incontro e di relazioni positive per sfruttare al massimo le opportunità economiche che arrivano dall’UE.
L’AICCRE è concretamente al fianco delle Amministrazioni locali. Si parla tanto del ritardo dell’Italia per quanto concerne l’utilizzo dei fondi e, anziché utilizzare tutti gli strumenti necessari per essere competitivi in Europa in una fase come l’attuale, segnata da una regressione del processo di integrazione europea, il Comune fa un clamoroso passo indietro. Un’assurdità strategica, visto che tangibilmente l’Unione europea è un’ opportunità indispensabile per lo sviluppo del nostro territorio.
Surreale la motivazione: “nel corso di questi due anni si è riscontrata una difficoltà a far fruttare appieno le potenzialità della rete, legate essenzialmente alla effettiva partecipazione alle iniziative che rendono di fatto poco concretizzabili i vantaggi che solo una completa adesione sarebbe in grado di garantire”.
In pratica, poiché il Comune non è stato in grado di farne parte appieno, per sua responsabilità, ovviamente, anziché impegnarsi di più su quel versante, comodamente se la dà a gambe.
Tutto questo comporterà un vantaggio di 6.754,91 euro, la quota associativa annuale risparmiata, ovvero una cifra che il Responsabile del Servizio Finanziario ha dichiarato “contabilmente non rilevante”.
Si conferma la cecità dell’Ammministrazione Sboarina su un tema rilevante quale il rapporto con l’Europa. Quel luogo associativo era utile per supportare anche il sistema delle imprese, attraverso il Comune, ovviamente.
Questo è l’altro danno: l’abbandono delle politiche e dell’interesse verso i fondi europei che tanto potrebbero favorire lo sviluppo economico del territorio.
Ma d’altro canto non c’è nulla di cui sorprendersi. Stiamo parlando dell’amministrazione comunale che nel giugno dello scorso anno ha pubblicato sul sito del Comune di Verona che “Il Comune di Verona ha aderito all’iniziativa sostenuta dal Comitato promotore ‘Libera l’Europa – UEXIT’, a favore di un progetto di legge di iniziativa popolare” finalizzato all’indizione di un “referendum di indirizzo sul recesso dello Stato dall’Unione Europea”; salvo poi ritarlo goffamente. E’ la stessa amministrazione comunale che deve ancora porre in votazione una proposta di delibera del gruppo consiliare del PD del luglio 2020 che chiede più poteri all’Europa per far fronte alle emergenze sanitare internazionali; è la stessa amministrazione che nell’ottobre 2017 ha approvato una mozione del Presidente del Consiglio Comunale, nonché deputato Ciro Maschio contro l’accordo Ceta, che regola lo scambio di merci tra Europa e Canada. Insomma, niente di nuovo sotto l’albero
Vincenzo D’Arienzo, senatore PD
Federico Benini, capogruppo PD cons com