Se il bilancio consolidato del Comune di Verona disponesse davvero di “3 miliardi di attivo”, che nel linguaggio corrente è sinonimo di “utile”, come affermato con malizia o disattenzione dal Sindaco Sboarina probabilmente riferendosi all’attivo patrimoniale, Verona potrebbe tranquillamente ricomprarsi le quote dell’aeroporto e svilupparlo insieme a fiera e fondazione arena. Non ci sarebbe bisogno di nessun appello a banche e fondazioni bancarie.
La realtà è invece ben diversa. L’indubbia potenza di fuoco di cui, nonostante tutto, dispone ancora il sistema pubblico veronese, resta inespressa a causa dell’immobilismo dell’amministrazione. Lo abbiamo visto bene nell’ultima Commissione sull’aeroporto quando l’assessore alle Partecipate Bianchini ha continuato a tergiversare sulla partecipazione del Comune all’aumento di capitale dell’Aeroporto Catullo.
Dunque: il Sindaco lancia un appello alla città, ma per fare cosa?
Soprattutto in una fase recessiva come questa è fondamentale avere chiarezza sulla vocazione del territorio, sulla conseguente direttrice di sviluppo da dare alle partecipate perché accompagnino questa vocazione e sul conseguente apporto che viene chiesto al sistema economico della città.
Sull’aumento di capitale del Catullo il presidente della Camera di Commercio si è esplicitamente espresso a favore, ma la posizione del Comune nessuno l’ha capita.
Allo stato due sono gli scenari: i soci pubblici vanno all’aumento di capitale in ordine sparso, con il risultato che il Comune resta indietro scendendo dal suo 4%, oppure si tirano tutti indietro tutti e Save prende la maggioranza assoluta (patti parasociali permettendo) o almeno quella relativa. In ogni caso si prefigura un arretramento per il nostro aeroporto che da questa amministrazione rischia di ricevere il colpo mortale.
Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani