Se i consiglieri trentini vogliono prolungare la ferrovia fino a Dossobuono allora potrebbero spiegare alla cassaforte finanziaria di cui sono soci, la A22, che invece di spendere soldi in un nuovo casello, potrebbero investire in trasporto ferroviario, o almeno valutare quale delle due opzioni sia la più vantaggiosa per i rispettivi territori.
Ferro o gomma? La coperta è sempre corta e le scelte dovrebbero valutare scenari di lungo termine dove la sostenibilità ambientale diventa decisiva. Nella stessa ottica va inquadrata la questione della Valdastico Nord, che i dati dicono non essere economicamente vantaggiosa. Se il Brennero deve essere il nuovo corridoio merci, non è più saggio investire i 3 miliardi della Valdastico Nord per le infrastrutture ferroviarie necessarie a collegare i vari territori lungo l’asse del Brennero, dal Lago al Catullo?


Ora che il Presidente della Provincia è cambiato il territorio veronese dovrebbe tornare a riflettere sulla sua lista di priorità per i fondi a noi destinati della A22 attuando il metodo usato dal governo Renzi sui fondi di confine: punteggi più alti ai comuni che si coordinano. Molti problemi di mobilità sono sovracomunali, l’assenza di coordinamento non fa altro che perpetuare la paralisi. Oggi i comuni sono divisi per interventi contrapposti e la società autostrade ha investito solo il 10 % di quanto la provincia di Verona attendeva. I trentini vogliono discutere seriamente? Aprano un tavolo di confronto con Verona.

Per il gruppo consiliare comunale Pd
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani

Per il gruppo consiliare provinciale Pd
Stefano Ceschi

Categorie: Aeroporto

Lascia un commento