Zelger e il centrodestra si mostrano sempre indispettiti quando qualcuno riporta le loro orribili parole omofobe, ma si guardano bene dal smentirle, sebbene esse continuino a marchiare con il marchio dell’infamia l’intera città di Verona che quando si parla di omofobia viene sempre tirata in ballo.
Se è cambiato qualcosa nel loro modo di pensare, visto e considerato che anche Salvini si è pronunciato per il “diritto di amare”, specificando di essere contro l’utero in affitto che in questa vicenda non c’entra un tubo, invitiamo il centrodestra veronese a convergere sul nostro ordine del giorno del 2018, solo recentemente calendarizzato per la discussione in consiglio comunale, e in coda da ormai quattro sedute, per la revoca delle mozioni omofobe del 1995. Le madri di tutta l’omofobia istituzionale veronese.
Le mozioni in questione fanno divieto alla giunta comunale di deliberare “provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”. Ciò in aperto in contrasto con la Legge 76 del 20 maggio 2016, meglio nota come Legge Cirinnà, la quale stabilisce senza possibilità di equivoco che “all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi” ed ovunque ricorrano le parole “coniuge” oppure “coniugi”, ovvero termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso.
Gli indirizzi contenuti nelle mozioni del 1995 sono quindi d’intralcio alla effettiva applicazione dei diritti e doveri previsti dalla Cirinnà. Con questo ordine del giorno chiediamo al Consiglio comunale di prenderne atto e di provvedere di conseguenza a rimuovere, come prevede la Costituzione, gli ostacoli alla parità delle persone difronte alla Legge.
Togliamoci dai piedi ogni genere di alibi ideologico: la Legge in vigore specifica che la “parificazione” tra coniugi e contraenti di unione civile serve “al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile”. Dunque non chiediamo ai Consiglieri di esprimersi sulla parificazione tra unioni civili e matrimonio, che non è tema nemmeno della legge Cirinnà, ma soltanto di assicurare la rimozione di un evidente ostacolo alla corretta applicazione della legge.
Federico Benini, consigliere comunale Pd capogruppo
Michele Bertucco, capogruppo Verona in Comune e Sinistra in Comune