Il blocco della realizzazione del filobus è il più grande e grave fallimento dell’Amministrazione Sboarina e di Verona dal dopoguerra. Un’onta indelebile che ha danneggiato concretamente le prospettive di sviluppo della città.

Non essere riusciti a garantire a Verona un mezzo del trasporto rapido e di massa è un pessimo segnale anche per il buon nome della città. Una vera medaglia nera!

Eppure, i cattivi presagi erano noti. Nel 2018 in sede di richiesta dell’ultima modifica dell’Accordo procedimentale con la quale AMT ha chiesto l’autorizzazione su diverse varianti al progetto iniziale, erano più che conosciute le criticità che non avrebbero consentito all’infrastruttura di essere in esercizio entro il 31 gennaio 2022, data fissata e accettata per la fine dei lavori.

Anzi, neanche un lamento si levò quando il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiese che quella data fosse “termine ultimo”. Un termine imperativo, come imperativa era la richiesta di assicurare al CIPE flussi costanti di informazioni per garantire il monitoraggio degli investimenti pubblici.

Adesso, il rischio più concreto è quello di perdere il finanziamento statale di 85.651.280,53 euro, altro fallimento di Sboarina.

Sono necessarie alcune risposte. Per questa ragione con un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture ed i Trasporti presentata dal Sen. Vincenzo D’Arienzo, capogruppo in Commissione Trasporti del Senato, è stato chiesto.

  • se le criticità emerse, almeno quelle verificatesi nell’anno in corso, sono state correttamente e tempestivamente comunicate al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica – Sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici (MIP) – di cui alla legge 17 maggio 1999, n. 144 – art. 1, comma 5;

 

  • se, come prevede l’Accordo procedimentale vigente, risultano essere state presentate richieste di aggiornamento del medesimo nonché delle scadenze con esso stabilite in ragione di eventuali cause impreviste o imprevedibili ovvero varianti tecniche sopravvenute;

 

  • se risulta che la sospensione dei lavori avvenuta il 21 luglio scorso sia stata decisa per una delle ragioni espressamente previste dal Decreto Legge 76 del 16 luglio 2020, art. 5, che stabiliva – da quella data – i casi tassativi in cui i lavori diretti alla realizzazione delle opere pubbliche di importo pari o superiore alle soglie di cui all’articolo 35 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, potevano essere sospesi;

 

  • se sono state nel tempo erogate quote del finanziamento statale deciso con la delibera 26 giugno 2009, n. 28 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 270 del 2009) e successive varianti del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica;

 

  • se di fronte alla certezza dell’impossibilità di rispettare il termine “ultimo” del 31 gennaio 2022 per la messa in esercizio dell’infrastruttura in esame, seguirà:

 

  1. la revoca automatica del finanziamento deciso con la delibera 26 giugno 2009, n. 28 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 270 del 2009) e successive varianti del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica;
  2. la revoca del contributo statale solo successivamente all’accertamento dei fatti eventualmente imputabili al Comune di Verona e ad AMT, probabilmente al termine dei percorsi giudiziari che potranno essere avviati;
  3. soltanto l’aggiornamento delle scadenze in essere in ragione di cause impreviste o imprevedibili che hanno comportato la risoluzione del contratto in parola;

 

  • se, tra i “fatti imputabili” al Comune di Verona e ad AMT possono essere individuati sia la mancata nomina del Collegio Consultivo Tecnico di cui all’articolo 6 del Decreto Legge 16 luglio 2020, nr. 76, sia l’eventuale mancato rispetto delle disposizioni contenute nel medesimo Decreto legge all’art. 5.


A livello locale comunale, inoltre è necessario capire:

  • le ragioni per le quali AMT, sin dal mese di maggio 2020, avrebbe bloccato i pagamenti e la certificazione delle lavorazioni eseguite dall’ATI che allo stato ammonterebbero ad oltre 9 milioni di euro di cui oltre 3 già fatturati e circa 6 in attesa di essere contabilizzati e fatturati oltre al valore dei materiali già approvvigionati che sarebbe stimato in circa 35 milioni per la veicolistica e 14 milioni per la trazione elettrica;

 

  • perché AMT non ha risposto all’istanza di accesso presentata dall’ATI per chiedere evidenza dell’effettiva disponibilità del finanziamento dell’opera, in buona parte ottenuto tramite un finanziamento bancario il cui perfezionamento non sarebbe noto, come non sarebbe nota l’erogazione del contributo finanziario statale, pochi giorni fa ha deliberato la risoluzione contrattuale.


Lo scenario è noto. Si arriverà ad uno stallo condito da denunce, tribunali, sentenze che paralizzerà la città per molti anni. Altro grave danno causato dal sindaco Sboarina.

Ricordiamo, infine, che il gruppo consiliare comunale del PD è stato il gruppo che, tramite una mozione depositata e protocollata, lo scorso anno, ha chiesto un la convocazione di una commissione tecnica al fine di valutare il cambio per il cambio del mezzo, cercando di mantenere il finanziamento pubblico. L’amministrazione Sboarina ha dichiarato la mozione “inammissibile” per poi approvarne una 8 mesi dopo in cui il sindaco si sarebbe impegnato a riferire entro il 30 ottobre in consiglio comunale il cambio del mezzo. Cosa non ancora avvenuta

Vincenzo D’Arienzo, Senatore PD
Federico Benini, capogruppo PD cons com


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