Ammesso e non concesso che il Ministero delle Infrastrutture non revochi il finanziamento pubblico (non vedendo progressi nei lavori da 4 anni), il filobus non sarà mai il trasporto pubblico di massa promesso da ormai più di 30 anni, dal momento che la capacità trasportistica di questo mezzo sarà pari a quella di uno degli autobus doppi attualmente circolanti, dunque insufficiente a soddisfare la domanda di mobilità cittadina nelle ore di punta.

Ammesso e non concesso che il Traforo risolva effettivamente il nodo del Teatro Romano (l’ipotesi non è mai stata suffragata da alcun studio dei flussi di traffico da parte di nessuna amministrazione), l’opera non sarà risolutiva dei problemi di traffico dell’intera città.

Negli ultimi 15 anni le amministrazioni di centrodestra hanno governato con gli slogan trasformando Verona nella città delle occasioni perdute. E con il risultato che mentre le città contermini come Padova e Brescia sono al lavoro sulla seconda linea di metropolitana e di tranvia, Verona attende ancora soluzioni ai suoi problemi di traffico, sostenibilità, inquinamento.

L’ultima possibilità, sotto questo punto di vista, è rappresentata dalla Tav, che una volta realizzata nel 2030 consentirà di liberare, per adibire ad altri usi, i binari storici sulla linea Peschiera-San Bonifacio nonché, sulla direttrice Nord-Sud del Brennero, sulle linea che Domegliara vanno verso Mantova, Bologna o Rovigo. Una rete capace di decine e decine di treni giornalieri, a configurare un effettivo sistema ferroviario metropolitano di superficie dalle immense ed evidenti potenzialità.

Occorre però lavorarci fin da subito, a tutti i livelli: comunale, provinciale e regionale. A questo proposito vale osservare che va data la sveglia alla Regione Veneto, ancora tra le pochissime del Nord Italia a non integrare con risorse proprie i contributi dello Stato per il trasporto pubblico.

A livello locale, occorre lavorare fin da subito ad un anticipo o assaggio di metropolitana di superficie attraverso la riattivazione delle stazioni dimesse, come quella di Parona, e la realizzazione di nuove stazioni ferroviarie intermedie per come quella che può sorgere a San Michele o come la promessa a San Massimo. In questo senso l’amministrazione uscente ha perso l’ennesima occasione destinando le compensazioni della Tav alla realizzazione di un tunnel carrabile sotto allo scalo merci, in luogo di usare queste risorse per preparare la nuova vita futura dei binari ferroviari costruendo i parcheggi periferici che ancora oggi mancano e salvare dallo smantellamento o dall’abbandono le stazioni ferroviarie intermedie.


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