Il blocco della realizzazione del filobus ha fatto emergere alcuni nodi che potrebbero essere qualificati come “fatti imputabili” al Comune e pesare sulla valutazione inerente la conferma del finanziamento statale.

Innanzitutto, quanto avvenuto in sede dell’ultima modifica dell’Accordo procedimentale con la quale AMT ha chiesto l’autorizzazione su diverse varianti al progetto iniziale.

Poiché poco dopo la sottoscrizione dell’Accordo procedimentale (2018) erano più che conosciute le criticità che non avrebbero consentito all’infrastruttura di essere in esercizio entro il 31 gennaio 2022, “termine ultimo” fissato e accettato per la fine dei lavori, perché non si è agito tempestivamente per spostare quella data?

A tal proposito, non sono mai state presentate richieste di aggiornamento dell’Accordo procedimentale vigente.

Inoltre, è certo che:

  • non è stato adempiuto all’obbligo di assicurare al CIPE flussi costanti di informazioni per garantire il monitoraggio degli investimenti pubblici. Questo obbligo è stato assunto in sede di Accordo procedimentale ed è funzionale al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica – Sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici (MIP) – di cui alla legge 17 maggio 1999, n. 144 – art. 1, comma 5;
  • la sospensione dei lavori avvenuta il 21 luglio scorso non è stata decisa per una delle ragioni espressamente previste dal Decreto Legge 76 del 16 luglio 2020, art. 5, che stabiliva – da quella data – i casi tassativi in cui i lavori diretti alla realizzazione delle opere pubbliche di importo pari o superiore alle soglie di cui all’articolo 35 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, potevano essere sospesi;
  • non è stato nominato il Collegio Consultivo Tecnico di cui all’articolo 6 del Decreto Legge 16 luglio 2020, nr. 76;
  • che non è sicuro che sia stato perfezionato il finanziamento bancario a sostegno della costruzione dell’infrastruttura.

Questi fatti potrebbero incidere sulla permanenza del finanziamento.

A maggior ragione, perché risulta che sono state chieste – ed erogate – parti di esso per un valore di 5,7 milioni di euro per spese di carattere generale e stato avanzamento lavori.

Quindi, da un lato chiedevano soldi e dall’altro non informavano sulle criticità esistenti.

Ad oggi, posto che questa vicenda presumibilmente si trascinerà per qualche anno (ricorsi e controricorsi), non sappiamo se questi comportamenti omissivi provocheranno la revoca automatica del finanziamento o solo successivamente all’accertamento dei fatti eventualmente imputabili al Comune di Verona e ad AMT, probabilmente al termine dei percorsi giudiziari che potranno essere avviati.

Una cosa è, però, certa, il fallimento di Sboarina non può danneggiare le prospettive future della città ed è nostro compito fare di tutto perché il finanziamento sia confermato nonostante questo disastro.

Sarà un’impresa ardua – spiegheremo che tra poco Sboarina lascerà lo scranno – ma è nostro dovere farlo per garantire a Verona un trasporto rapido e di massa come tutte le città europee.

Vincenzo D’Arienzo, Senatore PD, Capogruppo PD Commissione Trasporti
Federico Benini, capogruppo PD consiglio comunale


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